Verso il Partito Democratico

18 dicembre 2006

in anteprima per il blog di DemLab un intervento che sara' pubblicato nel prossimo numero di MARGHERITA-NEWS- Speciale Giovani

Tra pochi giorni sara' diffuso l'ultimo numero di Margherita News. Anticipiamo per DemLab uno degli interventi dei redattori.

PENSIERI LUNGHI PER IL PARTITO DEMOCRATICO

Si va avanti a singhiozzo: due passi in avanti ed uno indietro. E’ davvero singolare il ritmo assunto dai lavori per la costruzione del Partito Democratico. Un evento ormai appeso al filo rosso che lega le segreterie DS e DL e sul quale lo stesso Prodi non riesce ad incidere piu’ di tanto. La nostra riflessione non riguardera’ le prossime mosse, i colpi di scena quotidiani, i mal di pancia diffusi in correnti e correntine . Per una volta ci sforzeremo di adottare la modalita’ dei pensieri lunghi, prassi ormai abbandonata dai politici di entrambi gli schieramenti.
Tutti i soggetti impegnati nel cammino riformista dovrebbero fare lo sforzo di accantonare i problemi contingenti, come il destino del Correntone o la deriva socialista che tanto spaventa i cattolici della Margherita. Bisogna guardare oltre, creare un progetto di ampio respiro, immaginando la configurazione sociale, economica e politica dell’Italia tra dieci o venti anni, delineare il futuro del nostro impacciato bipolarismo e comprendere le nuove modalità di comunicazione. E’arrivato il momento di sentire la responsabilità di anticipare e governare le future difficolta’ del Paese senza vivere in una situazione di continua emergenza (emergenza immigrati, emergenza sanita’, dissesto idrogeologico, emergenza carceri, emergenza giustizia, emergenza Cina, emergenza innovazione e cosi’ via). I tempi sono ormai maturi perche’ ognuno di noi si senta in prima persona architetto del futuro del nostro Paese, perche’ grazie al partito democratico ci viene data la possibilità concreta di cambiare il modo di fare politica, l’opportunità di dare una scossa alla sonnolenta societa’ italiana, innovando e rinnovando forme e contenuti di un impegno civile, basato su responsabilità, merito e partecipazione.
Da dove partire dunque in questo cammino verso il nuovo? Siamo forse degli inguaribili post-romantici o semplicemente degli illusi, ma siamo ancora convinti che per levare l’ ancora ci voglia un sogno, un moto di entusiasmo collettivo, in parole povere una vision condivisa. C’e’ troppa esitazione: troppo lentamente stiamo costruendo questa sensibilità diffusa! Stiamo da una parte disperdendo energie preziose in mille iniziative, dall’altra abbiamo il disperato bisogno di creare dei veri e propri scenari. Domandiamoci allora nei prossimi decenni cosa saranno i partiti, quale sara’ il destino dei voti del centro moderato, quale le evoluzioni della sinistra radicale da una parte e di una destra che sta cercando di mascherare il suo populismo con un improbabile popolarismo. Siamo chiamati a costruire scenari verosimili, che permettano in sintesi di mettere in campo una strategia di crescita, di comunicazione, di sviluppo per la nostra nuova esperienza politica.
Attenzione pero’: vision e strategia non bastano. Per scaldare i cuori degli elettori italiani c’e’ bisogno di leader nazionali credibili (non di un leader solo…ma di piu’ leader!). E soprattutto di nuovi leader. Non si tratta di un messaggio del tipo “fuori i vecchi, avanti i giovani” o di qualcosa simile a “per favore puoi lasciarmi la poltrona?”. (A volte penso che la mia militanza nella Margherita mi renda gia’ vecchio nei confronti del nuovo partito!) Questo ricambio non deve nascere infatti da personalismi o lotte generazionali a priori, ma dal necessario restyling di immagine che deve accompagnare la novita’ dei contenuti elaborata dal Partito Democratico. E il rinnovamento passa inevitabilmente anche attraverso i volti e le parole di chi è chiamato a dirigere il partito. Solo grazie ad una vision robusta, a scenari realistici e ad una leadership nazionale rinnovata, potremmo costruire un esperienza politica che, usando le parole di Bill Clinton diventi un “impegno forte a sperimentare il nuovo, nella consapevolezza che i tempi nuovi richiedono modi nuovi di affrontare le cose e spesso un modo di governare diverso rispetto al passato”.
P.G.