Verso il Partito Democratico

08 novembre 2007

DemLab 7 novembre 2007: risultati della riunione

Nella riunione del 7 novembre abbiamo preso alcune decisioni circa l'assetto organizzativo (sebbene molto parziali) e circa il calendario delle attività. Invito, come al solito, i presenti all'incontro di ieri ad emendare e integrare quanto riportato di seguito per evitare che ci siano errori e omissioni.

1. Organizzazione
Per quanto riguarda l'assetto organizzativo, (in contumacia) abbiamo individuato Gianluca Gaudenzio quale possibile manager del blog del Laboratorio. Gianluca, in collaborazione con Elettra, dovrebbe anche provare a ridefinire la struttura e l'organizzazione del blog eventualmente facendolo trasmigrare su qualcosa di più maneggevole sia per gli utenti che per noi. L'altra decisione importante riguarda l'attribuzione del compito di regia per ciascuna delle iniziative che abbiamo messo in calendario ad alcuni dei presenti, come indicato di seguito. Rimane inteso che il regista dovrà provvedere a risolvere i problemi connessi con l'organizzazione, appoggiandosi ove necessario alle strutture dei DS e della Margherita.

2. Calendario delle attività

Sabato 17 novembre - ore 10-13 e 15-18 - Banchetto per la promozione della prima edizione dell'incontro "Partecipa alla costituente del Partito Democratico"
Piazza delle Erbe, Padova
Responsabile: Massimo Pallotta

Giovedì 22 novembre - ore 21 - seminario sul "Manifesto per l'Università"
Federazione DS Padova
Obiettivo: il gruppo di persone interessato alla stesura della bozza di documento si incontra per definire gli elementi centrali del documento in modo da consentire la stesura della bozza entro la fine di novembre.
Il seminario è aperto alla partecipazione degli interessati (oltre che al gruppo che si incarica di accelerare la stesura).
Responsabile: Luciano Greco

Venerdì 23 Novembre - ore 21-23 - "Partecipa alla costituente del Partito democratico"
Sala Polivalente di Via Valeri, Padova
Incontro tra alcuni rappresentanti all'assemblea costituente nazionale e regionale e gli elettori del partito democratico
Responsabile: Massimo Pallotta

Giovedì 13 Dicembre - ore 21 - Caffé democratico su "Quali regole per il Partito democratico?"
Luogo da individuare (comunque un locale pubblico)
Dibattito tra due esponenti politici del partito democratico che illustrano diverse visioni in merito al tema della forma del Partito democratico e dibattono con i presenti
Responsabile: Fabio Rocco

Giovedì 17 Gennaio - ore 21 - Caffé democratico su "Dibattito a sinistra sullo Stato sociale"
Luogo da individuare (comunque un locale pubblico)
Dibattito tra un esponente del Partito democratico e un esponente della sinistra radicale (o del mondo sindacale) che illustrano diverse visioni in merito al tema degli obiettivi e delle politiche per uno stato sociale efficace e sostenibile e dibattono con i presenti
Responsabile: Luciano Greco

Altre attività
Abbiamo anche deciso ma occorre ancora precisare tempi e modi che:
- all'elaborazione del Manifesto per l'Università seguirà un'officina democratica (presumibilmente in gennaio) rivolta al mondo dell'università, dell'impresa e del lavoro
- nelle due settimane successive al 23 Novembre dovranno seguire due iniziative di Partecipa alla costituente del Partito democratico nella provincia di Padova
- a febbraio e marzo si terranno nella seconda o terza settimana del mese (sempre di giovedì) altre edizioni del caffé democratico su temi da individuare, per esempio: "sicurezza", "ambiente e modello di sviluppo veneto", "democrazia e media", ecc.

3. Invito alla discussione
Sui temi delle prossime iniziative, dell'organizzazione del Laboratorio e della diffusione tempestiva ma flessibile delle iniziative in calendario vi invito a contribuire numerosi attraverso questo blog.

30 ottobre 2007

Laboratorio: obiettivi, strumenti e organizzazione

1. Obiettivi.
a) Think tank del PD nella provincia di Padova (con prospettive anche più ampie in base ai risultati), quindi elaborazione di proposte politiche a beneficio del PD padovano ma anche (implicitamente almeno) lobbying per l'assorbimento di tali politiche nell'ambito delle piattaforme di vario livello.
b) Produzione di formazione politico-amministrativa a beneficio del PD.
c) Attività culturale in generale.
2. Strumenti.
a) Eventi politico-culturali:
i) nella fase iniziale dell'elaborazione:
- seminario interno o aperto;
- caffé democratico (vedi la descrizione di caffé politico nel blog);
ii) nella fase di sviluppo dell'elaborazione:
- officina democratica (vedi la descrizione dell'officina nel blog);
- partecipa alla costituente (nome provvisorio da ridefinire!): iniziativa di incontro e discussione tra gli elettori e i costituenti regionali e nazionali;
iii) nella fase di diffusione e promozione: convegni e iniziative promozionali varie (proiezioni, ecc.);
b) Supporti multimediali di elaborazione e diffusione politico-culturale:
i) nella fase iniziale e di sviluppo dell'elaborazione: blog;
ii) nella fase di diffusione e promozione:
- sito internet del Laboratorio, che costituisce l'ossatura della partecipazione alle attività del Laboratorio sia internamente che verso soggetti esterni ma anche lo strumento primario di archiviazione delle informazioni;
- in futuro, eventualmente, una rivista come strumento di diffusione e rendicontazione dell'attività e dell'elaborazione del Laboratorio;
c) Ricerche e studi: in relazione al reperimento di apposite risorse esterne e sulla base di specifici fabbisogni, si può pensare di affidare l'elaborazione di studi e ricerche a soggetti da individuare o nell'ambito di collaborazioni con centri di ricerca;

3. Fabbisogni organizzativi.
Questò è il punto più problematico. Se dovessimo decidere a mano libera, occorrerebbe una gestione relativamente continuativa del sito e del blog oltre che un coordinamento esecutivo per l'attuazione delle attività programmate. Oltre ad un gruppo di coordinamento (più o meno esteso) che oltre a programmare verifica e controlla la qualità dei risultati, si è pensato di costituire dei gruppi ristretti - con l'inclusione anche di persone (anche in rappresentanza di soggetti istituzionali) che non cooperano a tutte le attività - responsabili dello sviluppo delle diverse attività. Ad ogni modo, ogni evento deve avere un suo "regista" con il compito di assicurare che l'attività venga attuata correttamente e che vi sia la capacità di valutare (sebbene sinteticamente) i risultati raggiunti. Rimane aperto il problema del raccordo dell'organizzazione "intellelttuale" con quella operativa.

4. Il calendario provvisorio delle attività
L'idea è di partire presto definendo un calendario "provvisorio" finalizzato anche a testare il gruppo di lavoro oltre che le iniziative.
1. Partecipa alla costituente. L'iniziativa di lancio dovrebbe essere una prima edizione di "partecipa alla costituente" da tenersi dopo la prima riunione dell'assemblea costituente regionale (essendosi già tenuta quella nazionale). L'idea è che uno o meglio più costituenti per ciascuna delle due assemblee incontrano gli elettori e rendicontano brevemente i punti cruciali (cioé anche quelli controversi) dei lavori, segue un dibattito e delle conclusioni. L'iniziativa si deve tenere in diversi punti del territorio provinciale (almeno tre edizioni di cui una a Padova città) e che sia moderata da uno del gruppo del Laboratorio (con funzioni di ..."picchio"!)
2. Manifesto per l'università. Valorizzando un po' il lavoro già svolto, occorrerà tenere un seminario sul "manifesto università" finalizzato alla redazione della bozza di manifesto - entro il 20 novembre. La bozza del manifesto potrà quindi costituire l'oggetto di un'officina democratica invitando studenti e docenti universitari e rappresentanti del mondo del lavoro e delle imprese. Dopo l'officina democratica verrà redatto un documento finale da presentare in una sede pubblica mediante un convegno alla presenza dei rappresentanti istituzionali dell'Università (es. Ministro, Rettore, ecc.).
3. Caffé democratico, appuntamento fissso mensile. L'idea è di programmare quattro cinque edizioni su vari temi. Su questo punto occorre individuare alcune ipotesi di dibattito. L'evento più lontano nel tempo potrebbe coinvolgere come "diattenti" personalità di calibro nazionale. Uno di questi caffé potrebbe essere sottotitolato "dibattito a sinistra" e dedicato ad un tema di attualità politica su cui il PD ha una posizione diversa dalla Sinistra radicale. C'è il problema della distribuzione territoriale di questo genere di eventi di elaborazione.
4. Avvio della funzionalità del sito internet e del blog in relazione allo sviluppo delle prime attività, soprattutto officine, in modo che coloro che intervengono possano orientarsi. Per questo sarà necessario organizzare meglio il blog.

A partire dalle indicazioni precedenti, la riunione del 26 ottobre si è conclusa con l'accordo di lavorare lungo due direttrici:
a) quali iniziative svolgere? L'idea è di tenere su questo blog un brain storming sui possibili temi e sulle possibili forme (quelle elencate non sono esaustive)
b) come organizzarsi (anche in via transitoria)? Occorre essere consapevoli che senza una buona organizzazione il gruppo rischia di produrre poco e male... occorre pensare ad un modello organizzativo leggero ma al tempo stesso efficace che metta insieme elaborazione e organizzazione pratica. Anche su questo l'idea è di avere un "brain storming on the blog".

Il 7 novembre alle 21.00 è convocata la seconda riunione del Laboratorio che in un'ora e mezza dovrà determinare le prime soluzioni al problema a) e la soluzione del problema b), a partire dalle proposte che saranno nel frattempo affluite su questo blog.

23 ottobre 2007

La sfida politica del Partito Democratico

L’Italia repubblicana è stata protagonista, dal secondo dopoguerra in avanti, di uno straordinario sviluppo. Oggi, tuttavia, appare un paese frenato, ripiegato sulle proprie insicurezze e che fatica ad esprimere le proprie potenzialità. I freni che la legano sono molteplici, di ordine economico, politico e sociale.

La paura. L’Italia è un paese pieno di paura. Hanno paura i giovani precari, che non vedono davanti a sé un futuro più lungo di tre mesi; hanno paura le famiglie, su cui ricade un peso enorme di assistenza ai bambini e ai vecchi, e che devono supplire alla mancanza di servizi pubblici; hanno paura i lavoratori, che sentono minacciati quelli che considerano come diritti acquisiti; hanno paura gli imprenditori, che si sentono imbrigliati dalle regole del mercato del lavoro, dalla burocrazia, dal fisco, e che sentono la mancanza di infrastrutture adeguate; hanno paura gli oppressi dalle mafie, là dove la presenza dello stato è ridotta al lumicino; hanno paura i cittadini che si lamentano dell’insicurezza crescente nelle proprie città e spesso puntano il dito contro gli extracomunitari; hanno paura gli immigrati e tutti i ‘diversi’ che faticano ad inserirsi (e faticano anche perché la gente ha paura di loro). Quando la politica non riesce a dare risposte adeguate, ci si rifugia nella propria dimensione individuale, con i propri legittimi interessi e le proprie giustificate paure, ma queste rischiano di diventare egoismi e meschinità, se si perde la capacità di aprirsi all’altro e al diverso.

La transizione. A partire dalla fine degli anni Ottanta, con il crollo del Muro di Berlino e la fine della contrapposizione fra il blocco comunista e quello occidentale, si è avviata una lunga transizione all’interno della politica italiana, che oggi deve confrontarsi con scenari e problemi nuovi e diversi. La trasformazione dei grandi partiti ha dato luogo a mille scissioni e a mille partitini, sempre più spaventati dalla perdita della propria identità (e del potere dei loro leader), sempre più particolaristici e in concorrenza fra loro. Gli elettori di centro-sinistra sono delusi e non sopportano più la frammentazione e la litigiosità delle forze politiche che dovrebbero rappresentarli.

La democrazia malata. In Italia c’è uno scollamento fra cittadini e classe politica. Vi è una fortissima passione civile, ma a volte non trova rappresentanza, e questo si traduce nella protesta dell’antipolitica. La “democrazia malata”, efficacemente evocata da Walter Veltroni, sta nell’opinione diffusa che i partiti più che associazioni di cittadini che concorrono “con metodo democratico a determinare la politica nazionale” siano “incrostazioni della democrazia”, cardini di un sistema autoreferenziale, irresponsabile e dedito alla tutela delle posizioni di rendita politica. Questa visione qualunquistica, in cui gli esponenti politici e i partiti sono “tutti uguali”, è la migliore protezione culturale che si possa offrire proprio a politici incompetenti e corrotti che finiscono per essere indistinguibili dagli altri, favorendo l’ulteriore degenerazione dei partiti.

Il partito del ventunesimo secolo. Dopo due decenni di scissioni, il Partito Democratico inverte la rotta. Scommette sull’unione e sulla sintesi. Dà vita ad una forza che riunisce esperienze diverse e le proietta nel futuro. In un atto di estrema generosità politica, gli eredi delle due grandi tradizioni democratiche che hanno fatto l’Italia hanno sciolto i propri partiti per dar vita assieme ad un partito nuovo, che non solo raccolga il meglio di entrambi, ma che vada oltre, che sia il partito del futuro, il partito del ventunesimo secolo.

La partecipazione. Il Partito Democratico inverte la relazione fra la casta dei politici, che si autoriproduce elargendo favori, ed i cittadini, cui non resta che raccomandarsi a qualche ‘santo in Paradiso’. Un partito che nasce con le primarie è un partito in cui i politici sono l’espressione della partecipazione dei cittadini, ed in cui i cittadini, e non le oligarchie o i burattinai, scelgono direttamente, anche all’interno del partito, da chi farsi rappresentare. Il Partito Democratico nasce con una grande festa della democrazia, le primarie appunto, in cui i cittadini sono chiamati in prima persona a scegliere il partito che vogliono. Quanto maggiore sarà la partecipazione popolare alla selezione degli organismi costituenti del nuovo partito, tanto più marcata sarà l’innovazione, perché sarà più evidente a tutti, cittadini, militanti, rappresentanti politici, che “il bastone del comando” è nelle mani dei cittadini.

Cittadini e partito. Di più, se per la Costituzione i partiti sono i luoghi deputati all’espressione ed alla partecipazione dei cittadini alla vita politica ed alla gestione della cosa pubblica, il Partito Democratico nasce proprio con l’entusiasmo di riaprire la politica alla partecipazione dei cittadini. Il significato profondo e simbolico delle primarie, che va al di là di esse, è che i cittadini devono poter partecipare direttamente al funzionamento del partito che li rappresenta. E devono sapere come si prendono le decisioni, da dove arrivano i soldi, come sono spesi, etc. Questo significa anche inventarsi nuove forme di trasparenza e di comunicazione. Nel ventunesimo secolo, le informazioni sulla vita del partito e la possibilità di parteciparvi possono e devono, ad esempio, passare da internet.

Il respiro del futuro. Il Partito Democratico ha il respiro del futuro. Non è un’espressione vaga, bensì concreta. Nell’Italia di oggi le donne e i giovani sono sostanzialmente esclusi dalla politica. Fra i candidati del Partito Democratico la metà sono donne e tantissimi sono i giovani. Questo significa avere il respiro del futuro!

La sfida del futuro. La vera sfida che ha di fronte il Partito Democratico è quella di fare buona politica, di ridare entusiasmo e partecipazione ai cittadini, di restituire loro un futuro a cui guardare con fiducia e senza paura.

Obiettivi. La buona politica si misura sui contenuti e parte da impegni precisi, sulla base dei quali i cittadini possano scegliere e poi valutare i propri rappresentanti. Gli obiettivi che vogliamo perseguire all’interno dell’Assemblea costituente sono i seguenti:
a) la democratizzazione del potere: rendere effettivo, efficace e trasparente il controllo dei cittadini che si ispirano agli ideali del nuovo Partito sulla porzione di classe politica che esso esprimerà e sui suoi organismi dirigenti;
b) la partecipazione dei cittadini: favorire modalità di partecipazione (per le decisioni e per la formazione della cultura e delle linee politiche del partito) nuove e capaci di realizzare il coinvolgimento politico di milioni di cittadini in base ai modi e tempi che la società moderna impone, nello spirito dell’art. 49 della Costituzione sul ruolo dei partiti nella Repubblica.

Impegni. Il conseguimento di questi obiettivi necessita di alcune “garanzie”, per evitare il rischio che il processo in atto si traduca nella mera riproduzione delle peggiori abitudini e pratiche dei partiti costituenti. Noi ci impegniamo a tradurre tali garanzie nello statuto del Partito nelle assemblee costituenti regionale e nazionale:
- partito federale: i segretari del partito ed i rappresentanti di ogni ordine e grado dovranno essere scelti localmente, non imposti dall’alto;
- le primarie al centro: il centrosinistra è stato all’avanguardia nell’utilizzare le primarie come strumento di scelta dei propri candidati, sia a livello nazionale che regionale (da Prodi a Vendola, fino alla nascita del Partito Democratico); nello statuto del nuovo partito le primarie devono diventare il meccanismo cardine per la scelta delle cariche interne e per la selezione dei candidati alle cariche esterne;
- nuove regole per le primarie: per quanto la nascita di un grande partito attraverso un voto popolare sia un evento straordinario, le regole con cui si vota alle primarie del 14 ottobre 2007 devono essere migliorate; nel nuovo partito, le primarie si dovranno fare con un sistema elettorale fondato sul voto di preferenza per i singoli candidati e liste aperte alla partecipazione dei cittadini;
- merito, competenza e pari opportunità: come fatto per le primarie del 14 ottobre, le regole di funzionamento del Partito dovranno rafforzare le pari opportunità tra donne ed uomini sia nelle candidature e nelle nomine per incarichi di rappresentanza politica che per le nomine negli enti e nelle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli; nelle nomine degli amministratori di enti e società partecipate, soprattutto a livello locale, il Partito dovrà promuovere un significativo rafforzamento dei criteri di qualificazione professionale e competenza;
- lotta alle posizioni politiche di rendita, clientelismo e familismo: il Partito dovrà garantire, anche valorizzando l’esperienza del passato sulla limitazione del numero di mandati parlamentari, le regole sul ricambio e sulla contendibilità di tutte le funzioni dirigenziali sia all’interno del Partito che nell’ambito delle istituzioni pubbliche, anche prevedendo limitazioni temporali o di numero ai mandati, un numero minimo di candidati giovani e l’incandidabilità per le persone che siano state condannate definitivamente per gravi reati – inclusi i reati contro la pubblica amministrazione e l’evasione fiscale – oltre che, in via precauzionale e temporanea e salva la presunzione di innocenza, per le persone che siano state condannate in primo grado per i medesimi reati;
- trasparenza dei costi della politica: la richiesta di buona politica si esprime anche attraverso una maggiore trasparenza nelle spese e nelle entrate che il Partito Democratico sosterrà, anche attraverso una maggiore pubblicità di quest’ultime, sia per quanto riguarda i singoli eletti sia per il soggetto politico nel suo complesso;
- regole congressuali che evitino la frammentazione in correnti: il nuovo soggetto politico deve rappresentare la sintesi delle storie dei partiti, delle associazioni e dei singoli che lo costituiscono. A tal fine, bisogna evitare che si creino al suo interno correnti e fazioni che ricalcano i “vecchi” DS e DL, o peggio, le correnti interne ad essi. A tal fine, le assise del nuovo partito dovranno essere organizzate per tesi programmatiche e non per mozioni. Il voto e la scelta dei dirigenti sarà quindi legata ai temi ed ai contenuti della proposta politica, e non all’appartenenza all’una o all’altra mozione o corrente.

Al voto! Sulla base di questo impegno, chiediamo ai cittadini interessati ad attuare questa “rivoluzione democratica” di manifestare il proprio consenso e di essere essi stessi promotori del consenso di altri. Chiediamo il voto alle primarie per far percepire al Paese la forza della pressione democratica dei cittadini, indirizzandola verso le scelte forti e innovative di cui il Paese ha bisogno, imponendole una piena assunzione di responsabilità. La partecipazione alle primarie e l’ampio sostegno a Veltroni costituiscono anche il più forte segnale che i cittadini possono esprimere nei confronti del Governo Prodi, per rafforzarne l’azione e contrastare le turbolenze che animano la maggioranza di centrosinistra.

Etichette:

30 luglio 2007

La cultura politica democratica e il caso Unipol-BNL

Da un paio di anni, i DS e il costituendo PD sono interessati da due vicende, apparentemente scollegate tra di loro, che segneranno profondamente la natura e la qualità della democrazia italiana dei prossimi decenni, oltre che la natura del centrosinistra e del PD.
La prima e più importante, sul piano del processo storico che caratterizza l’area progressista italiana, è la costruzione del nuovo Partito. La parte forse più ambiziosa e nobile di questo processo è, con le parole del Ministro Bersani, la “costruzione della cultura politica democratica”. È una sfida importante e difficilissima. Importante perché equivale a dare un’anima riconoscibile e condivisa al nuovo Partito. Difficilissima perché si fonda – come ha avuto modo di apprezzare chiunque abbia partecipato anche marginalmente alla stagione congressuale della primavera appena trascorsa – sulla graduale fusione di culture politiche che – sebbene abbiano condiviso un tratto importante della storia repubblicana – sono venate da radicate diffidenze reciproche.
La seconda vicenda, che apparentemente interessa solo la cronaca politica e giudiziaria, è il caso Unipol-BNL. La copertura mediatica del caso è (direi giustamente) così ampia e dettagliata che mi consente di concentrarmi direttamente sul punto che mi sembra cruciale ai fini della genesi della cultura politica del nascente Partito e, cosa fondamentale, della capacità di questo di essere un’espressione reale e viva di quei cittadini italiani che si riconoscono nelle idee progressiste e intendono essere parte del progetto di costruzione del progressismo del XXI secolo. Gli esponenti dei DS che sono coinvolti nella vicenda hanno più volte sottolineato la legalità del loro operato e, molto coerentemente, hanno auspicato che su questo punto si esprima in tempi brevi la magistratura. Rispetto alla condotta del centrodestra nella scorsa legislatura, questo comportamento marca una profonda differenza di sostanza oltre che di stile, ribadendo il principio di qualsiasi stato di diritto che spetta alla magistratura indipendente verificare questo genere di questioni (con la pienezza delle tutele costituzionali del caso).
D’altra parte, i dirigenti dei DS in questione hanno sentito il bisogno, in diverse sedi, di sottolineare l’opportunità politica del loro interessamento al successo dell’operazione Unipol-BNL. Questa valutazione di opportunità politica del tifo a favore dell’operazione, condivisa da molti esponenti di centrosinistra e avversata da molti altri, è un test cruciale per la costruzione della cultura politica del PD, un test che potrà determinare la natura profonda di questo nuovo soggetto. La visione di coloro che ritengono opportuno l’interessamento e il tifo per l’operazione è che la politica non può essere separata dall’economia, fermi restando i limiti legali invalicabili che intendono impedire la corruzione politica, ecc. Si tratta di una ottica realpolitica che considera impossibile una società caratterizzata dalla parità delle opportunità, dalla democraticità del potere e dalla libera competizione. In questa visione, anticipando tale impossibilità, è necessario concepire un’azione politica pragmatica che ricerca nella società e nell’economia i propri soggetti di riferimento. A quale fine? In una visione nobile, perché questi soggetti di riferimento saranno in grado di esprimere iniziative capaci di realizzare una sorta di prolungamento della politica con altri mezzi (quelli dell’impresa, per esempio). Oppure, in una visione meno nobile, perché questi soggetti di riferimento consentiranno il controllo di risorse economiche, opportunità di impiego, ecc. In ogni caso, il fine è quello dell’accrescimento del potere della politica.
Anche condividendo la valutazione che la parità delle opportunità nella società, la democrazia nella gestione della Repubblica e la libera competizione nell’economia sono ideali a cui tendere che difficilmente riusciamo realizzare, occorre chiedersi se sia moralmente giusto impostare l’azione politica del PD su questa base realpolitica. In questa domanda, sta a mio avviso il richiamo alla questione morale: il fine dell’azione politica del PD può essere perseguito anche con mezzi che contrastano idealmente con quel fine?
La mia risposta è che ovviamente ciò non è possibile e per spiegarmi faccio un esempio. Una delle politiche nelle quali si esprime già oggi la cultura politica del PD in fase di formazione sono le liberalizzazioni. Si tratta di una politica dalle molteplici valenze riconducibili ai principi della Rivoluzione liberale di Piero Gobetti: sociale, apertura di una società classista alla competizione dei talenti quale garanzia di parità di opportunità; economica, ampliamento degli ambiti di competizione per ridurre i costi e migliorare la qualità dei prodotti; politica, contenimento del potere politico nel suo ambito costituzionale. La visione che sottende la politica delle liberalizzazioni è che la Repubblica è il garante, attraverso le sue varie articolazioni, della parità di opportunità e, in campo economico, della competizione tra i soggetti economici. Se ammettessimo la visione di realpolitik per cui la politica deve trovare nell’economia dei soggetti di riferimento, come potremmo sviluppare con autorevolezza e credibilità una politica come quella delle liberalizzazioni?
Questo e altri esempi (si pensi al ruolo dei soggetti di riferimento nel governo delle comunità locali) portano alla conclusione che la natura politica del PD si caratterizza strutturalmente per come agisce politicamente oltre che cosa dice di voler fare: i mezzi qualificano la natura dei fini! Quando si dice che vogliamo un Partito davvero democratico intendiamo sottolineare che il mezzo (la gestione democratica del potere) qualifica e garantisce il raggiungimento del fine (una società più libera e equa). Nella storia dell’umanità e del nostro Paese abbiamo spesso assistito all’enunciazione di fini che venivano sviliti o contraddetti dai mezzi. Per queste ragioni, il PD può essere un partito rivoluzionario nel panorama politico italiano e per queste ragioni la cancellazione della questione morale nella pratica politica oltre che nei principi fondativi del PD sarebbe un errore irreparabile capace di condannare il nuovo soggetto ad un declino politico e culturale analogo a quello che caratterizzo l’esperienza della sinistra italiana tra gli anni ’80 e ‘90.

Etichette:

02 luglio 2007

I DS a sostegno delle piccole imprese

L’iniziativa intrapresa dalle categorie economiche contro la revisione degli studi di settore approvata dal governo deve essere valutata in modo serio, approfondendo e ascoltando le istanze dei piccoli commercianti ed artigiani al fine di dare risposte concrete finalizzate alla promozione del tessuto economico-produttivo della nostra Provincia.
Riteniamo gravi gli inviti rivolti alla “rivolta fiscale” mentre apprezziamo le dichiarazioni le parole del dott. Zilio, presidente dell’Ascom di Padova, il quale oltre ad aver riconosciuto la necessità di contrastare l’evasione fiscale ha anche ribadito che le tasse vanno pagate e che bisogna rispettare le leggi in vigore nel paese, condivise o meno.
Se da un lato è vero che la pressione fiscale in Italia è più alta rispetto agli altri paesi europei, questo è dovuto al fatto che solo in Italia vi è un’evasione fiscale diffusa che sottrae 270 miliardi di euro l’anno al fisco, pari alla somma di 8 manovre finanziarie da 35 miliardi, equivalenti alla finanziaria approvata a dicembre dal Governo Prodi. E’ quindi fondamentale stipulare un patto tra le pubbliche istituzioni e i rappresenti delle categorie economiche, attraverso il metodo della concertazione, per il rendere efficaci le misure volte a contrastare l’evasione fiscale, recuperando così risorse che possono essere reinvestite. Sarebbe invece un grave errore criminalizzare l’intera categoria del lavoro autonomo. E’ interesse soprattutto delle imprese contrastare l’evasione fiscale, poiché sono le aziende stesse che pagano le tasse quelle più colpite da coloro che evadono, infatti subiscono una concorrenza sleale e vengono penalizzate su mercati sempre più aperti ed insidiosi.
Le categorie economiche inoltre sono sensibili a temi come la sicurezza, il rilancio delle infrastrutture, la semplificazione della pubblica amministrazione Questi sono anche alcuni degli elementi fondativi del Partito Democratico. Per questo servono risorse aggiuntive per questi settori, che potranno arrivare anche dal contrasto all’evasione fiscale. Da un lato bisogna investire in un’azione efficace e positiva sui temi della sicurezza e della legalità, dall’altro vanno investite risorse per dotare il nostro territorio di importanti infrastrutture viabilistiche per il trasporto pubblico e privato che riducano i tempi di mobilità (nuova regionale 10 e viabilità attorno a Padova), semplificando la vita ai cittadini rendendo più competitivo il tessuto economico-produttivo oggi limitato da tempi di trasporto eccessivi. Infine, serve una riforma della pubblica amministrazione che incentivi il merito e la produttività e semplifichi i procedimenti burocratici.
La revisione degli studi di settori si era resa necessaria per superare alcune ingiustizie emerse nei mesi scorsi, certo riteniamo urgente superare alcuni problemi applicativi, come per esempio la retroattività degli stessi. E’ necessario inoltre aprire un tavolo di concertazione tra governo e categorie economiche per valutare alcuni correttivi da apportare, a cominciare dal documento di programmazione economica e finanziaria, in fase di elaborazione proprio in queste settimane.

Fabio Rocco, Segretario provinciale DS

Boris Sartori, Segreteria provinciale DS

Il Partito Democratico e il lavoro

Il Partito Democratico dovrà essere necessariamente “fondato sul lavoro”, come scritto nell’art. della Costituzione. Il punto è che riuscirà ad esserlo solo se saprà rappresentare tutti i lavori.
La politica degli anni del governo di destra, che puntava a far crescere l’occupazione attraverso una vasta gamma di contratti temporanei e flessibili, ha fallito: la precarietà si è di fatto aggiunta al lavoro nero. Questo processo ha creato una dualità nel mercato del lavoro: da una parte ci sono lavoratori assunti con contratti standard completamente tutelati, e dall’altra c’è un mercato caratterizzato da alta mobilità, contratti atipici e assenza o scarsità di tutele.
Nella scorsa finanziaria si sono già presi provvedimenti importanti: la riduzione delle tasse premia solo le imprese che trasformano i contratti precari in contratti subordinati a tempo indeterminato, è previsto un aumento dell'aliquota contributiva per i lavoratori para-subordinati, sono state stabilite tutele adeguate in caso di malattia e di maternità prima inesistenti. La circolare del Ministro Damiano ha portato le aziende ad assumere a tempo indeterminato tutti quei lavoratori che, pur assunti con un contratto a progetto, svolgono a tutti gli effetti un lavoro subordinato. Nella stessa direzione sono andati i provvedimenti che prevedono l’assunzione dei precari della scuola e dei ricercatori universitari.
Tutto questo però non è ancora sufficiente: il nostro obiettivo dovrà essere quello di ridare dignità e valore al lavoro, a tutti i lavori, evitando di limitarci ad affermazioni ideologiche che hanno rischiato per troppo tempo di mettere i figli contro i padri, le mogli contro i mariti. La società è flessibile, frammentata, non si può più riassumere il mondo del lavoro in uno slogan: ci sono lavoratori autonomi che vivono una situazione d’insicurezza che per molti dipendenti è impensabile; ci sono molti lavoratori del pubblico impiego che soffrono la frustrazione di non essere mai valutati per quello che meritano, quando non sottoposti a logiche clientelari; ci sono i disoccupati di 50 anni che, espulsi dal mercato del lavoro si trovano a fare lo stesso lavoro di prima con contratti precari e paga dimezzata; ci sono donne che per necessità e non per scelta, devono abbandonare la propria attività per poter avere una famiglia; ci sono gli immigrati che sono spesso esposti al lavoro nero e all’insicurezza fisica nei luoghi di lavoro. Perché dobbiamo dirlo: molti morti sul lavoro sono proprio di origine straniera, spesso impreparati e scarsamente attrezzati sul lavoro. Le morti sul lavoro sono una piaga, che, in particolare in alcuni settori, come quello dell’edilizia, assomiglia molto a un bollettino di guerra. Un paese civile non può accettarlo. Servono controlli e una cultura diffusa della sicurezza sul lavoro, le leggi da sole non bastano.
C’è la necessità di creare una rete di garanzie universale. Chi parla semplicemente di eliminare il precariato sa di esprimere un desiderio che rischia di rimanere tale, che rischia di essere una promessa che nessuno può soddisfare. Vanno riformati gli ammortizzatori sociali, è necessario l'incremento e l'estensione dell'indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori, così come l'introduzione del reddito minimo di inserimento, rafforzando la protezione economica sia per il lavoro subordinato, sia per le prestazioni di lavoro dotate di relativa autonomia, sia per il lavoro autonomo. È fondamentale arrivare a livelli di retribuzione almeno parificati per le varie tipologie contrattuali, se non addirittura immaginare che il lavoro flessibile, che non comporta oneri di lungo periodo per le imprese, sia pagato di più di quello a tempo indeterminato.
Dobbiamo mettere in campo con più determinazione la volontà di liberare le energie delle nuove generazioni, eliminando gli ostacoli per l’ingresso nel mondo del lavoro e garantendo a tutti, a prescindere dalle condizioni di partenza, pari opportunità di affermarsi nella vita e maggiori garanzie.

Fabio Rocco
Segretario provinciale DS

Partito Democratico

La costruzione del Partito Democratico non dipende, esclusivamente, dalle decisioni del nostro partito, i Democratici di Sinistra, ma dal tentativo delle migliori culture politiche del nostro Paese di unirsi in una nuova sintesi, in una casa nuova, dove la sinistra democratica, il cattolicesimo democratico, la cultura liberale, quella repubblicana e la sensibilità ambientalista possano sentirsi pienamente rappresentati. Ma credo che la sfida più alta che dobbiamo porci è riuscire a parlare a quanti, soprattutto tra le nuove generazioni, non si riconoscono negli attuali partiti, ma hanno voglia di occuparsi del proprio paese e del proprio futuro, partecipando – fin dalla fondazione – ad una forza politica capace di affrontare nel migliore dei modi le sfide del terzo millennio, senza continuare a camminare con la testa rivolta all’indietro. Non è un obiettivo facile, ne sono consapevole, e non basterà aprire i nostri congressi ai cittadini non iscritti al partito che guarda a noi con speranza e attenzione. Molto dipenderà dalla qualità del dibattito che sapremo condurre nei prossimi mesi, sia dentro le sezioni che sul territorio. Le formule “politiciste” non parlano a nessuno, affrontare i problemi che costellano quotidianamente la vita dei cittadini è l’unico modo per coinvolgere il cosiddetto popolo delle primarie e tutti coloro che hanno voglia di occuparsi della cosa pubblica, di migliorare la nostra società. A questo punto, almeno a mio avviso, più che disputare sul se e sul come fare il Partito Democratico, chi – come me - ne è già convinto dovrebbe cominciare a spiegare cosa dovrà fare il Partito Democratico, quale sarà il suo ruolo e quali idee sarà capace di mettere in campo.
Partiamo dalle cose concrete. La nostra è una società “anchilosata”, con pochissima mobilità sociale (i figli degli operai sono destinati a fare gli operai precari, le professioni sono aperte quasi esclusivamente per i figli dei professionisti), con lo strapotere delle lobby e dei potentati economici. Il PD dovrà mettere in discussione tutto questo, partendo dalle liberalizzazioni messe in campo dal Ministro Bersani. “Stare dalla parte di chi bussa alla porta e non con chi la tiene chiusa”, ha dichiarato Bersani qualche mese fa, non troverei modo migliore per spiegare la nostra volontà di liberare le energie delle nuove generazioni, eliminando gli ostacoli per l’ingresso nel mondo del lavoro e garantendo a tutti, a prescindere dalle condizioni di partenza, pari opportunità di affermarsi nella vita. Quindi: riforma delle professioni, facilità di intraprendere un mestiere, più diritti e meno precarietà nel mondo del lavoro.
Altro punto concreto da cui partire: i diritti civili. L’Italia è un Paese dove la società è, spesso, più avanti della politica, centinaia di migliaia di coppie scelgono di convivere, per costruire insieme un progetto di vita comune. In una società dove trionfano solitudine ed egoismo, chi decide di vivere insieme rappresenta una risorsa preziosa, deve essere tutelato, aiutato, gli vanno riconosciuti i diritti di cui godono quasi tutti gli altri cittadini europei. Anche a questo dovrà servire il Partito Democratico: garantire alle nuove forme di convivenza più diritti, chiedendo – contemporaneamente - più responsabilità. Allo stesso tempo dobbiamo lavorare per tutelare le giovani coppie che hanno deciso di mettere su famiglia, dando loro la possibilità di accendere un mutuo per acquistare casa, introducendo nei contratti flessibili i diritti legati alla malattia e alla maternità, aumentando assegni familiari e numero degli asili nido. E’ inutile parlare di famiglie senza mettere in campo una politica di tutele, aiuti e diritti che sostenga chi ha ancora voglia di scommettere sul futuro.
Infine, la politica estera. La guerra unilaterale teorizzata e, purtroppo, praticata dai neoconservatori americani, e avallata da una parte della destra italiana ed europea (Berlusconi e Aznar) ha clamorosamente fallito, rendendo il mondo più insicuro e alimentando, seppur involontariamente, il terrorismo. Occorre mettere in campo una politica di pace, ridare forza alla diplomazia e agli organismi internazionali, risolvere – una volta per tutte – il conflitto mediorientale, garantendo sicurezza ad Israele e uno stato democratico e indipendente ai palestinesi.
Sono solo alcuni spunti, capaci però di rendere visibili e comprensibili a tutti le ragioni che stanno alla base della nostra idea di Partito Democratico. Se sapremo parlare di questo, senza limitarci ad un dibattito tra addetti ai lavori, credo che una platea ampia di cittadini potrà prendere parte alla nostra discussione, ciascuno portando il proprio contributo critico e ideale. Renderemmo così un bel servizio alla politica e alla sinistra italiana, riavvicinando cittadini e istituzioni, giovani e politica, dopo anni di “grande freddo”.



Fabio Rocco Segretario provinciale DS

18 dicembre 2006

in anteprima per il blog di DemLab un intervento che sara' pubblicato nel prossimo numero di MARGHERITA-NEWS- Speciale Giovani

Tra pochi giorni sara' diffuso l'ultimo numero di Margherita News. Anticipiamo per DemLab uno degli interventi dei redattori.

PENSIERI LUNGHI PER IL PARTITO DEMOCRATICO

Si va avanti a singhiozzo: due passi in avanti ed uno indietro. E’ davvero singolare il ritmo assunto dai lavori per la costruzione del Partito Democratico. Un evento ormai appeso al filo rosso che lega le segreterie DS e DL e sul quale lo stesso Prodi non riesce ad incidere piu’ di tanto. La nostra riflessione non riguardera’ le prossime mosse, i colpi di scena quotidiani, i mal di pancia diffusi in correnti e correntine . Per una volta ci sforzeremo di adottare la modalita’ dei pensieri lunghi, prassi ormai abbandonata dai politici di entrambi gli schieramenti.
Tutti i soggetti impegnati nel cammino riformista dovrebbero fare lo sforzo di accantonare i problemi contingenti, come il destino del Correntone o la deriva socialista che tanto spaventa i cattolici della Margherita. Bisogna guardare oltre, creare un progetto di ampio respiro, immaginando la configurazione sociale, economica e politica dell’Italia tra dieci o venti anni, delineare il futuro del nostro impacciato bipolarismo e comprendere le nuove modalità di comunicazione. E’arrivato il momento di sentire la responsabilità di anticipare e governare le future difficolta’ del Paese senza vivere in una situazione di continua emergenza (emergenza immigrati, emergenza sanita’, dissesto idrogeologico, emergenza carceri, emergenza giustizia, emergenza Cina, emergenza innovazione e cosi’ via). I tempi sono ormai maturi perche’ ognuno di noi si senta in prima persona architetto del futuro del nostro Paese, perche’ grazie al partito democratico ci viene data la possibilità concreta di cambiare il modo di fare politica, l’opportunità di dare una scossa alla sonnolenta societa’ italiana, innovando e rinnovando forme e contenuti di un impegno civile, basato su responsabilità, merito e partecipazione.
Da dove partire dunque in questo cammino verso il nuovo? Siamo forse degli inguaribili post-romantici o semplicemente degli illusi, ma siamo ancora convinti che per levare l’ ancora ci voglia un sogno, un moto di entusiasmo collettivo, in parole povere una vision condivisa. C’e’ troppa esitazione: troppo lentamente stiamo costruendo questa sensibilità diffusa! Stiamo da una parte disperdendo energie preziose in mille iniziative, dall’altra abbiamo il disperato bisogno di creare dei veri e propri scenari. Domandiamoci allora nei prossimi decenni cosa saranno i partiti, quale sara’ il destino dei voti del centro moderato, quale le evoluzioni della sinistra radicale da una parte e di una destra che sta cercando di mascherare il suo populismo con un improbabile popolarismo. Siamo chiamati a costruire scenari verosimili, che permettano in sintesi di mettere in campo una strategia di crescita, di comunicazione, di sviluppo per la nostra nuova esperienza politica.
Attenzione pero’: vision e strategia non bastano. Per scaldare i cuori degli elettori italiani c’e’ bisogno di leader nazionali credibili (non di un leader solo…ma di piu’ leader!). E soprattutto di nuovi leader. Non si tratta di un messaggio del tipo “fuori i vecchi, avanti i giovani” o di qualcosa simile a “per favore puoi lasciarmi la poltrona?”. (A volte penso che la mia militanza nella Margherita mi renda gia’ vecchio nei confronti del nuovo partito!) Questo ricambio non deve nascere infatti da personalismi o lotte generazionali a priori, ma dal necessario restyling di immagine che deve accompagnare la novita’ dei contenuti elaborata dal Partito Democratico. E il rinnovamento passa inevitabilmente anche attraverso i volti e le parole di chi è chiamato a dirigere il partito. Solo grazie ad una vision robusta, a scenari realistici e ad una leadership nazionale rinnovata, potremmo costruire un esperienza politica che, usando le parole di Bill Clinton diventi un “impegno forte a sperimentare il nuovo, nella consapevolezza che i tempi nuovi richiedono modi nuovi di affrontare le cose e spesso un modo di governare diverso rispetto al passato”.
P.G.

14 dicembre 2006

argomenti caffè politico ed officina democratica

Ma di cosa parliamo a questi appuntamenti? E dove li facciamo? E quando? Sempre a questo ormai famigerato incontro, tra noi si diceva:

1. Muoviamoci, mettiamo in cantiere i primi appuntamenti per la fine di gennaio, primi di febbraio al massimo

2. Caffè politico: parliamo di nuove forme di participazione democratica. Primarie, democrazia interna al nuovo partito, ma anche nuova legge elettorale, bilanci comunali partecipativi, percorsi di partecipazione alla vita pubblica. E chi invitiamo a parlarne? Forza, uno sforzo di fantasia

3. Le prime due officine in provincia: Monselice e Cittadella, era l'idea. Argomento: liberalizzazioni, professioni, funzionamento e meritocrazia nella cosa pubblica. Dobbiamo restringere il tema, allargarlo? Specificarlo meglio? E poi, bisogna individuare gli speaker!

Ma cosè DemLab?!

Beh, a Luciano la parola. Breve resoconto di che ci siamo detti e si è deciso l'altra sera:

DemLab: Laboratorio veneto per la cultura politica democratica

Che cos’è DemLab?

1. Il Laboratorio veneto per la cultura politica democratica è un raggruppamento informale dei partiti e delle associazioni variamente impegnate nella costruzione del nuovo “Partito democratico” sul territorio di Padova, con la prospettiva di ampliare l’esperienza in Veneto e nel Nord-est.

2. DemLab intende contribuire all’elaborazione e al consolidamento della “cultura politica democratica”, declinata secondo la sensibilità del territorio Veneto e del Nord-est: una visione generalmente condivisa della società, della cultura, dell’economia e della politica che nasca dall’innesto, sulla grande eredità culturale dei partiti dell’Ulivo, degli elementi di innovazione sociale e culturale presenti nei settori della società che identificano il popolo democratico.

Attività

3. Per il raggiungimento di questo ambiziosissimo obiettivo, l'attività del Laboratorio non è sostitutiva ma aggiuntiva rispetto alle iniziative già intraprese dai singoli soggetti aderenti, che attualmente sono essenzialmente riconducibili a

a. riflessione individuale e collettiva (eventualmente, mediante forum online);

b. divulgazione mediante incontri e seminari.

Queste attività, importanti per favorire il consolidamento nel tempo della cultura democratica tra attivisti e militanti dei partiti e delle associazioni interessate al processo di unificazione, presentano due limiti: se focalizzate solo sui temi “all’ordine del giorno” tendono ad evidenziare divisioni e diffidenze che stentano a condurre a successivi, per quanto indispensabili, momenti di sintesi culturale e politica.

Il secondo limite è che le attività tradizionali raramente sono un momento di coinvolgimento al di là dell’ambito degli attivisti e militanti. Partendo dalla considerazione che componenti importanti della nuova cultura politica democratica si sono costituite nel sentire comune della parte della società che, ormai da più di un decennio, accompagna con entusiasmo (quando può) l'avanzamento del processo di costruzione del Partito democratico, è necessario dotarsi anche di strumenti che consentano di “leggere” in questo blocco sociale di riferimento gli elementi comuni, in modo da rielaborarli e sistematizzarli, fornire risposte e verificare la coerenza dell'impostazione politica, tornando sul terreno con nuove e più adeguate proposte.

4. La “questione settentrionale” pone un ulteriore ambizioso ma ineludibile obiettivo al processo di costruzione della cultura democratica nel Veneto e nel Nord-est: utilizzare gli strumenti di lettura e rielaborazione dei fermenti culturali presenti nella società per consolidare ed estendere il blocco sociale di riferimento, instaurando un dialogo che oggi è, in molte aree territoriali e in molti settori sociali, assolutamente carente se non inesistente. In altri termini, la battaglia culturale del nuovo Partito democratico nel Nord-est deve servire ad analizzare e risolvere l’incapacità di dialogare e, quindi, porre le premesse per ottenere il consenso di coloro che, per identità culturale, sociale e economica, “dovrebbero” riconoscersi nel blocco sociale di riferimento del Partito democratico. Solo su queste basi, si potrà coerentemente estendere l’influenza della cultura democratica anche in aree sociali che sono “necessariamente più lontane”.

5. Questa battaglia culturale parte dall’identificazione di alcuni temi chiave attorno ai quali costruire, anche valorizzando elementi della tradizione progressista e popolare, il nuovo dialogo con la società (per esempio: la centralità del lavoro come valore sociale fondamentale, la tutela e la riforma della democrazia, ecc.) ma si basa anche sull’innovazione degli strumenti che consentano di potenziare la capacità della cultura democratica di influenzare e rappresentare la società.

In quest’ottica, gli strumenti, le iniziative culturali, del DemLab devono servire ad identificare, rielaborare, sistematizzare e divulgare gli elementi della nuova cultura politica democratica restituendo al Partito la funzione originaria di strumento di progresso mediante la ricerca sociale e l’attuazione di politiche coerenti con una visione della società. Due formati culturali dai quali comincerà l’attività del Laboratorio sono: il caffé politico e l’officina democratica. Questi ed altri formati culturali verranno testati sul campo al fine di costruire una “filiera” di iniziative culturali che dovrà condurre a dei prodotti in formato cartaceo, audio-video ed elettronico che formeranno la base documentale di elaborazione e consolidamento della cultura politica democratica.

6. Il Caffé politico è un incontro di due ore organizzato attorno al dibattito tra due intellettuali su un tema che il DemLab intende approfondire per elaborare nuove idee in merito a problemi sui quali le soluzioni, nell'ambito della cultura politica democratica, non sono ancora ben definite (per esempio, la riforma della democrazia, la questione settentrionale, ecc.). Per questa ragione, gli intellettuali invitati dovrebbero avere posizioni notoriamente diverse tra di loro. La struttura di questo formato culturale è, grosso modo, la seguente: un esponente del Laboratorio o un giornalista modera il dibattito che si organizza in due interventi di mezz'ora o venti minuti degli invitati, quindi in un dibattito con il pubblico di mezz'ora o quaranta minuti e nelle conclusioni dei due invitati e del moderatore.

7. In analogia con le iniziative della Fabbrica del Programma nel corso del 2005, l’Officina democratica è un incontro di due ore, organizzato attorno agli interventi di persone selezionate nella società locale, che il Laboratorio svolge su temi per i quali le idee sono già abbastanza chiare, ma è necessario identificare la linea d'azione sociale (per esempio, le liberalizzazioni, la legalità fiscale, l’efficienza della pubblica amministrazione, ecc.). La struttura generale dell’officina democratica è la seguente: introduzione di dieci o quindici minuti di un esponente del Laboratorio, finalizzata a definire il tema in oggetto e l'approccio del Partito democratico, seguono dieci interventi di cinque minuti l'uno sul tema da parte di soggetti tendenzialmente rappresentativi della società locale, preventivamente invitati e informati del tema; conclude (sintetizzando e rispondendo agli interventi), in venti minuti o mezz’ora, un rappresentante politico del Partito democratico.

Organizzazione

8. L'organizzazione informale si basa, almeno inizialmente, su un gruppo di “coordinamento” in cui sono rappresentate tutti i soggetti aderenti, che risolve i problemi organizzativi posti dall’attività del Laboratorio e svolge le funzioni di comitato editoriale, scientifico e tecnico che progetta e segue lo sviluppo delle iniziative culturali del Laboratorio e delle attività di analisi e sintesi che queste iniziative comporteranno.

9. Valorizzando l’esperienza già in essere, l’attività del Laboratorio (che idealmente dovrebbe coinvolgere diverse unità di base dei partiti e associazioni sparsi sul territorio) si baserà su un sito internet ed un blog (eventualmente su un forum) come strumento tipico di interazione.

e' nato DemLab!

Vediamo se questo blog improvvisamente resuscita...
Qualche giorno fa, insieme a Luciano ed alcuni esponenti dell'associazione per il partito democratico di Padova, di Libertà e Giustizia, dei DS e (anche se assenti alla prima riunione per motivi personali) e della margherita abbiamo organizzato un primo incotro per cercare di dar vita ad un coordinamento informale di tutti i soggetti e le organizzazioni padovane interessate a far nascere il partito democratico.
L'obiettivo è mettere in piedi iniziative un po' diverse dal solito, organizzare momenti di riflessione su valori e contenuti del futuro partito, coordinare le attività, la produzione di documenti eccetera. Le prime idee sono i caffè politici, le officine democratiche...e altre cose che metto nel prossimo post "rubando" il resoconto della riunione a Luciano.

Domanda provocatoria: abbiamo fatto una nuova scatola inutile, continuiamo a preoccuparci dei contenitori e non dei contenuti? Io credo stia a noi: cominciamo usando questo blog per stabilire argomenti, contenuti per le prossime iniziative. Rendiamo anche la costruzione dei momenti e dei documenti pubblici un momento "visibile", un po' alla Segolene Royal mettiamoci a parlare dei temi che ci stanno a cuore qui e in tutti gli altri spazi on line, se il paragone non vi sembra troppo ambizioso!