Verso il Partito Democratico

02 luglio 2007

Il Partito Democratico e il lavoro

Il Partito Democratico dovrà essere necessariamente “fondato sul lavoro”, come scritto nell’art. della Costituzione. Il punto è che riuscirà ad esserlo solo se saprà rappresentare tutti i lavori.
La politica degli anni del governo di destra, che puntava a far crescere l’occupazione attraverso una vasta gamma di contratti temporanei e flessibili, ha fallito: la precarietà si è di fatto aggiunta al lavoro nero. Questo processo ha creato una dualità nel mercato del lavoro: da una parte ci sono lavoratori assunti con contratti standard completamente tutelati, e dall’altra c’è un mercato caratterizzato da alta mobilità, contratti atipici e assenza o scarsità di tutele.
Nella scorsa finanziaria si sono già presi provvedimenti importanti: la riduzione delle tasse premia solo le imprese che trasformano i contratti precari in contratti subordinati a tempo indeterminato, è previsto un aumento dell'aliquota contributiva per i lavoratori para-subordinati, sono state stabilite tutele adeguate in caso di malattia e di maternità prima inesistenti. La circolare del Ministro Damiano ha portato le aziende ad assumere a tempo indeterminato tutti quei lavoratori che, pur assunti con un contratto a progetto, svolgono a tutti gli effetti un lavoro subordinato. Nella stessa direzione sono andati i provvedimenti che prevedono l’assunzione dei precari della scuola e dei ricercatori universitari.
Tutto questo però non è ancora sufficiente: il nostro obiettivo dovrà essere quello di ridare dignità e valore al lavoro, a tutti i lavori, evitando di limitarci ad affermazioni ideologiche che hanno rischiato per troppo tempo di mettere i figli contro i padri, le mogli contro i mariti. La società è flessibile, frammentata, non si può più riassumere il mondo del lavoro in uno slogan: ci sono lavoratori autonomi che vivono una situazione d’insicurezza che per molti dipendenti è impensabile; ci sono molti lavoratori del pubblico impiego che soffrono la frustrazione di non essere mai valutati per quello che meritano, quando non sottoposti a logiche clientelari; ci sono i disoccupati di 50 anni che, espulsi dal mercato del lavoro si trovano a fare lo stesso lavoro di prima con contratti precari e paga dimezzata; ci sono donne che per necessità e non per scelta, devono abbandonare la propria attività per poter avere una famiglia; ci sono gli immigrati che sono spesso esposti al lavoro nero e all’insicurezza fisica nei luoghi di lavoro. Perché dobbiamo dirlo: molti morti sul lavoro sono proprio di origine straniera, spesso impreparati e scarsamente attrezzati sul lavoro. Le morti sul lavoro sono una piaga, che, in particolare in alcuni settori, come quello dell’edilizia, assomiglia molto a un bollettino di guerra. Un paese civile non può accettarlo. Servono controlli e una cultura diffusa della sicurezza sul lavoro, le leggi da sole non bastano.
C’è la necessità di creare una rete di garanzie universale. Chi parla semplicemente di eliminare il precariato sa di esprimere un desiderio che rischia di rimanere tale, che rischia di essere una promessa che nessuno può soddisfare. Vanno riformati gli ammortizzatori sociali, è necessario l'incremento e l'estensione dell'indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori, così come l'introduzione del reddito minimo di inserimento, rafforzando la protezione economica sia per il lavoro subordinato, sia per le prestazioni di lavoro dotate di relativa autonomia, sia per il lavoro autonomo. È fondamentale arrivare a livelli di retribuzione almeno parificati per le varie tipologie contrattuali, se non addirittura immaginare che il lavoro flessibile, che non comporta oneri di lungo periodo per le imprese, sia pagato di più di quello a tempo indeterminato.
Dobbiamo mettere in campo con più determinazione la volontà di liberare le energie delle nuove generazioni, eliminando gli ostacoli per l’ingresso nel mondo del lavoro e garantendo a tutti, a prescindere dalle condizioni di partenza, pari opportunità di affermarsi nella vita e maggiori garanzie.

Fabio Rocco
Segretario provinciale DS