Verso il Partito Democratico

02 luglio 2007

Partito Democratico

La costruzione del Partito Democratico non dipende, esclusivamente, dalle decisioni del nostro partito, i Democratici di Sinistra, ma dal tentativo delle migliori culture politiche del nostro Paese di unirsi in una nuova sintesi, in una casa nuova, dove la sinistra democratica, il cattolicesimo democratico, la cultura liberale, quella repubblicana e la sensibilità ambientalista possano sentirsi pienamente rappresentati. Ma credo che la sfida più alta che dobbiamo porci è riuscire a parlare a quanti, soprattutto tra le nuove generazioni, non si riconoscono negli attuali partiti, ma hanno voglia di occuparsi del proprio paese e del proprio futuro, partecipando – fin dalla fondazione – ad una forza politica capace di affrontare nel migliore dei modi le sfide del terzo millennio, senza continuare a camminare con la testa rivolta all’indietro. Non è un obiettivo facile, ne sono consapevole, e non basterà aprire i nostri congressi ai cittadini non iscritti al partito che guarda a noi con speranza e attenzione. Molto dipenderà dalla qualità del dibattito che sapremo condurre nei prossimi mesi, sia dentro le sezioni che sul territorio. Le formule “politiciste” non parlano a nessuno, affrontare i problemi che costellano quotidianamente la vita dei cittadini è l’unico modo per coinvolgere il cosiddetto popolo delle primarie e tutti coloro che hanno voglia di occuparsi della cosa pubblica, di migliorare la nostra società. A questo punto, almeno a mio avviso, più che disputare sul se e sul come fare il Partito Democratico, chi – come me - ne è già convinto dovrebbe cominciare a spiegare cosa dovrà fare il Partito Democratico, quale sarà il suo ruolo e quali idee sarà capace di mettere in campo.
Partiamo dalle cose concrete. La nostra è una società “anchilosata”, con pochissima mobilità sociale (i figli degli operai sono destinati a fare gli operai precari, le professioni sono aperte quasi esclusivamente per i figli dei professionisti), con lo strapotere delle lobby e dei potentati economici. Il PD dovrà mettere in discussione tutto questo, partendo dalle liberalizzazioni messe in campo dal Ministro Bersani. “Stare dalla parte di chi bussa alla porta e non con chi la tiene chiusa”, ha dichiarato Bersani qualche mese fa, non troverei modo migliore per spiegare la nostra volontà di liberare le energie delle nuove generazioni, eliminando gli ostacoli per l’ingresso nel mondo del lavoro e garantendo a tutti, a prescindere dalle condizioni di partenza, pari opportunità di affermarsi nella vita. Quindi: riforma delle professioni, facilità di intraprendere un mestiere, più diritti e meno precarietà nel mondo del lavoro.
Altro punto concreto da cui partire: i diritti civili. L’Italia è un Paese dove la società è, spesso, più avanti della politica, centinaia di migliaia di coppie scelgono di convivere, per costruire insieme un progetto di vita comune. In una società dove trionfano solitudine ed egoismo, chi decide di vivere insieme rappresenta una risorsa preziosa, deve essere tutelato, aiutato, gli vanno riconosciuti i diritti di cui godono quasi tutti gli altri cittadini europei. Anche a questo dovrà servire il Partito Democratico: garantire alle nuove forme di convivenza più diritti, chiedendo – contemporaneamente - più responsabilità. Allo stesso tempo dobbiamo lavorare per tutelare le giovani coppie che hanno deciso di mettere su famiglia, dando loro la possibilità di accendere un mutuo per acquistare casa, introducendo nei contratti flessibili i diritti legati alla malattia e alla maternità, aumentando assegni familiari e numero degli asili nido. E’ inutile parlare di famiglie senza mettere in campo una politica di tutele, aiuti e diritti che sostenga chi ha ancora voglia di scommettere sul futuro.
Infine, la politica estera. La guerra unilaterale teorizzata e, purtroppo, praticata dai neoconservatori americani, e avallata da una parte della destra italiana ed europea (Berlusconi e Aznar) ha clamorosamente fallito, rendendo il mondo più insicuro e alimentando, seppur involontariamente, il terrorismo. Occorre mettere in campo una politica di pace, ridare forza alla diplomazia e agli organismi internazionali, risolvere – una volta per tutte – il conflitto mediorientale, garantendo sicurezza ad Israele e uno stato democratico e indipendente ai palestinesi.
Sono solo alcuni spunti, capaci però di rendere visibili e comprensibili a tutti le ragioni che stanno alla base della nostra idea di Partito Democratico. Se sapremo parlare di questo, senza limitarci ad un dibattito tra addetti ai lavori, credo che una platea ampia di cittadini potrà prendere parte alla nostra discussione, ciascuno portando il proprio contributo critico e ideale. Renderemmo così un bel servizio alla politica e alla sinistra italiana, riavvicinando cittadini e istituzioni, giovani e politica, dopo anni di “grande freddo”.



Fabio Rocco Segretario provinciale DS