Verso il Partito Democratico

30 ottobre 2007

Laboratorio: obiettivi, strumenti e organizzazione

1. Obiettivi.
a) Think tank del PD nella provincia di Padova (con prospettive anche più ampie in base ai risultati), quindi elaborazione di proposte politiche a beneficio del PD padovano ma anche (implicitamente almeno) lobbying per l'assorbimento di tali politiche nell'ambito delle piattaforme di vario livello.
b) Produzione di formazione politico-amministrativa a beneficio del PD.
c) Attività culturale in generale.
2. Strumenti.
a) Eventi politico-culturali:
i) nella fase iniziale dell'elaborazione:
- seminario interno o aperto;
- caffé democratico (vedi la descrizione di caffé politico nel blog);
ii) nella fase di sviluppo dell'elaborazione:
- officina democratica (vedi la descrizione dell'officina nel blog);
- partecipa alla costituente (nome provvisorio da ridefinire!): iniziativa di incontro e discussione tra gli elettori e i costituenti regionali e nazionali;
iii) nella fase di diffusione e promozione: convegni e iniziative promozionali varie (proiezioni, ecc.);
b) Supporti multimediali di elaborazione e diffusione politico-culturale:
i) nella fase iniziale e di sviluppo dell'elaborazione: blog;
ii) nella fase di diffusione e promozione:
- sito internet del Laboratorio, che costituisce l'ossatura della partecipazione alle attività del Laboratorio sia internamente che verso soggetti esterni ma anche lo strumento primario di archiviazione delle informazioni;
- in futuro, eventualmente, una rivista come strumento di diffusione e rendicontazione dell'attività e dell'elaborazione del Laboratorio;
c) Ricerche e studi: in relazione al reperimento di apposite risorse esterne e sulla base di specifici fabbisogni, si può pensare di affidare l'elaborazione di studi e ricerche a soggetti da individuare o nell'ambito di collaborazioni con centri di ricerca;

3. Fabbisogni organizzativi.
Questò è il punto più problematico. Se dovessimo decidere a mano libera, occorrerebbe una gestione relativamente continuativa del sito e del blog oltre che un coordinamento esecutivo per l'attuazione delle attività programmate. Oltre ad un gruppo di coordinamento (più o meno esteso) che oltre a programmare verifica e controlla la qualità dei risultati, si è pensato di costituire dei gruppi ristretti - con l'inclusione anche di persone (anche in rappresentanza di soggetti istituzionali) che non cooperano a tutte le attività - responsabili dello sviluppo delle diverse attività. Ad ogni modo, ogni evento deve avere un suo "regista" con il compito di assicurare che l'attività venga attuata correttamente e che vi sia la capacità di valutare (sebbene sinteticamente) i risultati raggiunti. Rimane aperto il problema del raccordo dell'organizzazione "intellelttuale" con quella operativa.

4. Il calendario provvisorio delle attività
L'idea è di partire presto definendo un calendario "provvisorio" finalizzato anche a testare il gruppo di lavoro oltre che le iniziative.
1. Partecipa alla costituente. L'iniziativa di lancio dovrebbe essere una prima edizione di "partecipa alla costituente" da tenersi dopo la prima riunione dell'assemblea costituente regionale (essendosi già tenuta quella nazionale). L'idea è che uno o meglio più costituenti per ciascuna delle due assemblee incontrano gli elettori e rendicontano brevemente i punti cruciali (cioé anche quelli controversi) dei lavori, segue un dibattito e delle conclusioni. L'iniziativa si deve tenere in diversi punti del territorio provinciale (almeno tre edizioni di cui una a Padova città) e che sia moderata da uno del gruppo del Laboratorio (con funzioni di ..."picchio"!)
2. Manifesto per l'università. Valorizzando un po' il lavoro già svolto, occorrerà tenere un seminario sul "manifesto università" finalizzato alla redazione della bozza di manifesto - entro il 20 novembre. La bozza del manifesto potrà quindi costituire l'oggetto di un'officina democratica invitando studenti e docenti universitari e rappresentanti del mondo del lavoro e delle imprese. Dopo l'officina democratica verrà redatto un documento finale da presentare in una sede pubblica mediante un convegno alla presenza dei rappresentanti istituzionali dell'Università (es. Ministro, Rettore, ecc.).
3. Caffé democratico, appuntamento fissso mensile. L'idea è di programmare quattro cinque edizioni su vari temi. Su questo punto occorre individuare alcune ipotesi di dibattito. L'evento più lontano nel tempo potrebbe coinvolgere come "diattenti" personalità di calibro nazionale. Uno di questi caffé potrebbe essere sottotitolato "dibattito a sinistra" e dedicato ad un tema di attualità politica su cui il PD ha una posizione diversa dalla Sinistra radicale. C'è il problema della distribuzione territoriale di questo genere di eventi di elaborazione.
4. Avvio della funzionalità del sito internet e del blog in relazione allo sviluppo delle prime attività, soprattutto officine, in modo che coloro che intervengono possano orientarsi. Per questo sarà necessario organizzare meglio il blog.

A partire dalle indicazioni precedenti, la riunione del 26 ottobre si è conclusa con l'accordo di lavorare lungo due direttrici:
a) quali iniziative svolgere? L'idea è di tenere su questo blog un brain storming sui possibili temi e sulle possibili forme (quelle elencate non sono esaustive)
b) come organizzarsi (anche in via transitoria)? Occorre essere consapevoli che senza una buona organizzazione il gruppo rischia di produrre poco e male... occorre pensare ad un modello organizzativo leggero ma al tempo stesso efficace che metta insieme elaborazione e organizzazione pratica. Anche su questo l'idea è di avere un "brain storming on the blog".

Il 7 novembre alle 21.00 è convocata la seconda riunione del Laboratorio che in un'ora e mezza dovrà determinare le prime soluzioni al problema a) e la soluzione del problema b), a partire dalle proposte che saranno nel frattempo affluite su questo blog.

23 ottobre 2007

La sfida politica del Partito Democratico

L’Italia repubblicana è stata protagonista, dal secondo dopoguerra in avanti, di uno straordinario sviluppo. Oggi, tuttavia, appare un paese frenato, ripiegato sulle proprie insicurezze e che fatica ad esprimere le proprie potenzialità. I freni che la legano sono molteplici, di ordine economico, politico e sociale.

La paura. L’Italia è un paese pieno di paura. Hanno paura i giovani precari, che non vedono davanti a sé un futuro più lungo di tre mesi; hanno paura le famiglie, su cui ricade un peso enorme di assistenza ai bambini e ai vecchi, e che devono supplire alla mancanza di servizi pubblici; hanno paura i lavoratori, che sentono minacciati quelli che considerano come diritti acquisiti; hanno paura gli imprenditori, che si sentono imbrigliati dalle regole del mercato del lavoro, dalla burocrazia, dal fisco, e che sentono la mancanza di infrastrutture adeguate; hanno paura gli oppressi dalle mafie, là dove la presenza dello stato è ridotta al lumicino; hanno paura i cittadini che si lamentano dell’insicurezza crescente nelle proprie città e spesso puntano il dito contro gli extracomunitari; hanno paura gli immigrati e tutti i ‘diversi’ che faticano ad inserirsi (e faticano anche perché la gente ha paura di loro). Quando la politica non riesce a dare risposte adeguate, ci si rifugia nella propria dimensione individuale, con i propri legittimi interessi e le proprie giustificate paure, ma queste rischiano di diventare egoismi e meschinità, se si perde la capacità di aprirsi all’altro e al diverso.

La transizione. A partire dalla fine degli anni Ottanta, con il crollo del Muro di Berlino e la fine della contrapposizione fra il blocco comunista e quello occidentale, si è avviata una lunga transizione all’interno della politica italiana, che oggi deve confrontarsi con scenari e problemi nuovi e diversi. La trasformazione dei grandi partiti ha dato luogo a mille scissioni e a mille partitini, sempre più spaventati dalla perdita della propria identità (e del potere dei loro leader), sempre più particolaristici e in concorrenza fra loro. Gli elettori di centro-sinistra sono delusi e non sopportano più la frammentazione e la litigiosità delle forze politiche che dovrebbero rappresentarli.

La democrazia malata. In Italia c’è uno scollamento fra cittadini e classe politica. Vi è una fortissima passione civile, ma a volte non trova rappresentanza, e questo si traduce nella protesta dell’antipolitica. La “democrazia malata”, efficacemente evocata da Walter Veltroni, sta nell’opinione diffusa che i partiti più che associazioni di cittadini che concorrono “con metodo democratico a determinare la politica nazionale” siano “incrostazioni della democrazia”, cardini di un sistema autoreferenziale, irresponsabile e dedito alla tutela delle posizioni di rendita politica. Questa visione qualunquistica, in cui gli esponenti politici e i partiti sono “tutti uguali”, è la migliore protezione culturale che si possa offrire proprio a politici incompetenti e corrotti che finiscono per essere indistinguibili dagli altri, favorendo l’ulteriore degenerazione dei partiti.

Il partito del ventunesimo secolo. Dopo due decenni di scissioni, il Partito Democratico inverte la rotta. Scommette sull’unione e sulla sintesi. Dà vita ad una forza che riunisce esperienze diverse e le proietta nel futuro. In un atto di estrema generosità politica, gli eredi delle due grandi tradizioni democratiche che hanno fatto l’Italia hanno sciolto i propri partiti per dar vita assieme ad un partito nuovo, che non solo raccolga il meglio di entrambi, ma che vada oltre, che sia il partito del futuro, il partito del ventunesimo secolo.

La partecipazione. Il Partito Democratico inverte la relazione fra la casta dei politici, che si autoriproduce elargendo favori, ed i cittadini, cui non resta che raccomandarsi a qualche ‘santo in Paradiso’. Un partito che nasce con le primarie è un partito in cui i politici sono l’espressione della partecipazione dei cittadini, ed in cui i cittadini, e non le oligarchie o i burattinai, scelgono direttamente, anche all’interno del partito, da chi farsi rappresentare. Il Partito Democratico nasce con una grande festa della democrazia, le primarie appunto, in cui i cittadini sono chiamati in prima persona a scegliere il partito che vogliono. Quanto maggiore sarà la partecipazione popolare alla selezione degli organismi costituenti del nuovo partito, tanto più marcata sarà l’innovazione, perché sarà più evidente a tutti, cittadini, militanti, rappresentanti politici, che “il bastone del comando” è nelle mani dei cittadini.

Cittadini e partito. Di più, se per la Costituzione i partiti sono i luoghi deputati all’espressione ed alla partecipazione dei cittadini alla vita politica ed alla gestione della cosa pubblica, il Partito Democratico nasce proprio con l’entusiasmo di riaprire la politica alla partecipazione dei cittadini. Il significato profondo e simbolico delle primarie, che va al di là di esse, è che i cittadini devono poter partecipare direttamente al funzionamento del partito che li rappresenta. E devono sapere come si prendono le decisioni, da dove arrivano i soldi, come sono spesi, etc. Questo significa anche inventarsi nuove forme di trasparenza e di comunicazione. Nel ventunesimo secolo, le informazioni sulla vita del partito e la possibilità di parteciparvi possono e devono, ad esempio, passare da internet.

Il respiro del futuro. Il Partito Democratico ha il respiro del futuro. Non è un’espressione vaga, bensì concreta. Nell’Italia di oggi le donne e i giovani sono sostanzialmente esclusi dalla politica. Fra i candidati del Partito Democratico la metà sono donne e tantissimi sono i giovani. Questo significa avere il respiro del futuro!

La sfida del futuro. La vera sfida che ha di fronte il Partito Democratico è quella di fare buona politica, di ridare entusiasmo e partecipazione ai cittadini, di restituire loro un futuro a cui guardare con fiducia e senza paura.

Obiettivi. La buona politica si misura sui contenuti e parte da impegni precisi, sulla base dei quali i cittadini possano scegliere e poi valutare i propri rappresentanti. Gli obiettivi che vogliamo perseguire all’interno dell’Assemblea costituente sono i seguenti:
a) la democratizzazione del potere: rendere effettivo, efficace e trasparente il controllo dei cittadini che si ispirano agli ideali del nuovo Partito sulla porzione di classe politica che esso esprimerà e sui suoi organismi dirigenti;
b) la partecipazione dei cittadini: favorire modalità di partecipazione (per le decisioni e per la formazione della cultura e delle linee politiche del partito) nuove e capaci di realizzare il coinvolgimento politico di milioni di cittadini in base ai modi e tempi che la società moderna impone, nello spirito dell’art. 49 della Costituzione sul ruolo dei partiti nella Repubblica.

Impegni. Il conseguimento di questi obiettivi necessita di alcune “garanzie”, per evitare il rischio che il processo in atto si traduca nella mera riproduzione delle peggiori abitudini e pratiche dei partiti costituenti. Noi ci impegniamo a tradurre tali garanzie nello statuto del Partito nelle assemblee costituenti regionale e nazionale:
- partito federale: i segretari del partito ed i rappresentanti di ogni ordine e grado dovranno essere scelti localmente, non imposti dall’alto;
- le primarie al centro: il centrosinistra è stato all’avanguardia nell’utilizzare le primarie come strumento di scelta dei propri candidati, sia a livello nazionale che regionale (da Prodi a Vendola, fino alla nascita del Partito Democratico); nello statuto del nuovo partito le primarie devono diventare il meccanismo cardine per la scelta delle cariche interne e per la selezione dei candidati alle cariche esterne;
- nuove regole per le primarie: per quanto la nascita di un grande partito attraverso un voto popolare sia un evento straordinario, le regole con cui si vota alle primarie del 14 ottobre 2007 devono essere migliorate; nel nuovo partito, le primarie si dovranno fare con un sistema elettorale fondato sul voto di preferenza per i singoli candidati e liste aperte alla partecipazione dei cittadini;
- merito, competenza e pari opportunità: come fatto per le primarie del 14 ottobre, le regole di funzionamento del Partito dovranno rafforzare le pari opportunità tra donne ed uomini sia nelle candidature e nelle nomine per incarichi di rappresentanza politica che per le nomine negli enti e nelle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli; nelle nomine degli amministratori di enti e società partecipate, soprattutto a livello locale, il Partito dovrà promuovere un significativo rafforzamento dei criteri di qualificazione professionale e competenza;
- lotta alle posizioni politiche di rendita, clientelismo e familismo: il Partito dovrà garantire, anche valorizzando l’esperienza del passato sulla limitazione del numero di mandati parlamentari, le regole sul ricambio e sulla contendibilità di tutte le funzioni dirigenziali sia all’interno del Partito che nell’ambito delle istituzioni pubbliche, anche prevedendo limitazioni temporali o di numero ai mandati, un numero minimo di candidati giovani e l’incandidabilità per le persone che siano state condannate definitivamente per gravi reati – inclusi i reati contro la pubblica amministrazione e l’evasione fiscale – oltre che, in via precauzionale e temporanea e salva la presunzione di innocenza, per le persone che siano state condannate in primo grado per i medesimi reati;
- trasparenza dei costi della politica: la richiesta di buona politica si esprime anche attraverso una maggiore trasparenza nelle spese e nelle entrate che il Partito Democratico sosterrà, anche attraverso una maggiore pubblicità di quest’ultime, sia per quanto riguarda i singoli eletti sia per il soggetto politico nel suo complesso;
- regole congressuali che evitino la frammentazione in correnti: il nuovo soggetto politico deve rappresentare la sintesi delle storie dei partiti, delle associazioni e dei singoli che lo costituiscono. A tal fine, bisogna evitare che si creino al suo interno correnti e fazioni che ricalcano i “vecchi” DS e DL, o peggio, le correnti interne ad essi. A tal fine, le assise del nuovo partito dovranno essere organizzate per tesi programmatiche e non per mozioni. Il voto e la scelta dei dirigenti sarà quindi legata ai temi ed ai contenuti della proposta politica, e non all’appartenenza all’una o all’altra mozione o corrente.

Al voto! Sulla base di questo impegno, chiediamo ai cittadini interessati ad attuare questa “rivoluzione democratica” di manifestare il proprio consenso e di essere essi stessi promotori del consenso di altri. Chiediamo il voto alle primarie per far percepire al Paese la forza della pressione democratica dei cittadini, indirizzandola verso le scelte forti e innovative di cui il Paese ha bisogno, imponendole una piena assunzione di responsabilità. La partecipazione alle primarie e l’ampio sostegno a Veltroni costituiscono anche il più forte segnale che i cittadini possono esprimere nei confronti del Governo Prodi, per rafforzarne l’azione e contrastare le turbolenze che animano la maggioranza di centrosinistra.

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